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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La posa del caffè e la psicanalisi | 29 ♪ L'arco di David Bowie e il nodo col passeggiato androgino


La posa del caffè e la psicanalisi | 29 ♪ L’arco nel passeggiato androgino di Annie Lennox e David Bowie
Ne era passato di tempo , e non eravamo più nel tempo della posa del caffè, almeno per quel tipo di posa del caffè, che ha bisogno della controra che potevi tirarti dietro dagli anni Sessanta e, ancora nel decennio dopo, potevi darle tempo perché ancora la temporalità, come sistema di messaggio primario, come lo intendeva Edward T.Hall, stava tesa e striata nella luce obliqua e negli spazi circoscritti e coperti che potevi avere nei pomeriggi ad arco di Torino, che si tendono fino all’infinito nella controra delle 115 piazze e dei 13 chilometri di portici; e allora questo  tempo che era passato e venne il 1992 quando rividi su un palco Annie Lennox, ancora lei, che faceva il Freddie Mercury in Under Pressure, cantandola con David Bowie: Annie Lennox ha il paradigma amorfo-sanguigno [i]che connota solitamente chi non ha potenza affettiva né l’affettività propende a tirarsela dentro, in profondità, nel tipo amorfo-sanguigno, se vai a cercarci il doppio o un punctum che stia tra l’ombra e la luce della controra è una fatica vana, non lo trovi mai, perché il paradigma dell’amorfo-sanguigno è talmente secco e iconico che è assolutamente indifferente, e allora cosa mi piaceva, cosa mi attraeva? L’ho già scritto: questo suo modus cantandi che sta ad arco tesa  dalla mancanza di potenza affettiva: questa dà intensità alla cosa o esuberanza alla melodia proprio deprivandola dei fronzoli inutili, così vien fuori questa sua allure della tenerezza androgina, con dei movimenti verticali e centripeti, come se tendesse ad arco l’iconicità del corpo. La posa del caffè, come me la ricordavo a Torino, è evidente, non poteva essere rifatta negli anni Novanta, figuriamoci se potevi riattuarla nel deserto dell’indifferenza che è il Delta del Saraceno,
ma questa pressione che c’è nel duetto con Bowie e questa sua leggerezza laterale che le deriva dalla bolina stretta anche nel canto, in cui, negli angoli stretti, io la vedevo sotto i portici a Torino in via Roma, che non sono stretti per niente, con la sua ostensione sillabica che è l’erotica che non doppia nessuna affettività nascosta, lo stile distinto, chiaro, netto e l’atteggiamento brusco e sbrigativo, asciutto e aspro del tipo non-emotivo-primario, è così che l’emozione si rompe, con questa ampiezza, o è una inflessione, che va per spiegarsi e, ad arco teso in questa passeggiata che le vedo fare col suo passeggiato androgino, c’è, come alla fine della posa del caffè e lungo il margine ultimo della linea temporale della controra, insomma: metti che arrivi fino all’argine del Po, passeggiando, il poeta per via Roma, piazza S. Carlo, piazza Castello e via Po, col passeggiato androgino, la cantante che gliela sta cantando al poeta, e, insomma, c’è, a quel limite temporale, l’implosione della carezza, che è come quello che disse Jean Cocteau di Marlene Dietrich: ”Il vostro nome comincia con una carezza e finisce con un colpo di frustino”. Il nodo con David Bowie dove starebbe? Ma nel nome di David: che si sta tendendo in tutta questa posa del caffè implosa? Certo: la pulsione uretrale del poeta e ancor di più la pulsione hy[ii] della cantante del passeggiato androgino, ma cosa mi tiene come visionatore in questa Under Pressure? Ma l’arco, no?
L’arco che c’è in Bowie[iii]: visibile, detto, annunciato, esibito, con lo stesso paradigma amorfo-sanguigno e perciò, speculare al paradigma della  Lennox, iconico e indifferente, con lo stesso passeggiato androgino, che è ad arco che tende e annoda la libido del visionatore: lei fa Freddie Mercury, e: “La vostra voce, il vostro sguardo sono quelli di Lorelei; ma Lorelei era pericolosa. Ma voi non lo siete; perché il segreto della vostra bellezza consiste nel prendervi cura della linea del cuore. E’ la vostra linea del cuore che vi pone al di sopra dell’eleganza, delle mode, degli stili;al disopra anche del(…)vostro passo(…)e delle vostre canzoni”; che è come dire che c’è questa linea del cuore che è la corda dell’arco, che è il passeggiato androgino che, come scrisse il poeta? Non può doppiare nessun punctum, ma, quella volta, lì, insieme a David Bowie, Under Pressure, è il passeggiato androgino che è doppiato, è la linea del cuore tesa dell’arco, e loro, i due Capricorno[iv] sul palco, si sentiva e si vedeva che ne avevano cura, come avviene nella posa del caffè: sotto pressione, sì, ma con l’ostensione erotica quasi sillabica che fa il passeggiato androgino “leggero e laterale” e “lento in avanti”, la bolina androgina di Lennox e Bowie, al di sopra del loro passo e delle loro canzoni.




[i] Nella Caratterologia francese, il tipo amorfo è non-emotivo, non-attivo e primario; il sanguigno è non-emotivo, attivo, primario: è quindi sul fattore, che i caratterologi designano col nome, “attività” che si tende l’arco del passeggiato androgino.
[ii] Che, a livello filogenetico, animale, è la tempesta di movimenti e, come pulsione parziale,è attivata dal desiderio di mostrarsi, tra esibizionismo e voyeurismo, cosicché , con la socializzazione del carattere, vengano espresse le tendenze spettacolari. Siamo nell’ordine della pulsione di sorpresa, secondo Leopold Szondi, e a un passo, lungo la corda tesa dell’arco, tra la pseudologia fantastica e i fenomeni di conversione, così magistralmente sublimati dai due artisti del passeggiato androgino.
[iii] Il sostantivo-archetipo di Bowie è “Bow”: (neutro) arco; nodo. Di "Bow" come sostantivo-archetipo "inchino" e come schema verbale "inchinarsi" se ne darà riferimento in un altro testo o in n'altra posa del caffè.
[iv] Malinconico,terrestre e incredulo ma nel segreto della lussuria, secondo il Livre d’Arcandam,lui; e iconicità del mistero e calcolo della tensione, il passo iconico del fuoco segreto, lei.