Pingapa ▌PLUS▼

Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

SACRO ⁞ Marco Cordero vs Francesca Gagliardi ⁞ at OS

S A C R O
Separano Auree Cancellate Razionali Oracoli
MARCO CORDERO


inaugurazione giovedì 22 settembre 2016, ore 18.30
 
Marco Cordero, Ometto (dettaglio)
2016, libri, gesso, carbone, oro, dimensioni variabili

La galleria Opere Scelte vi invita, giovedì 22 settembre alle ore 18.30 in via Matteo Pescatore 11/D, all’inaugurazione del progetto S A C R O di Marco Cordero e Francesca Gagliardi.
 
S A C R O racchiude due momenti: Separano Auree Cancellate Razionali Oracoli - Marco Cordero (1969) - e Sostanziale Aspirazione a Creazioni Rituali dell'Ordinario - Francesca Gagliardi (1972) - che ospiteremo nel 2017. All’interno di ciascuna esposizione le opere di Gagliardi e Cordero entrano in dialogo proprio come hanno fatto i due artisti nella fase ideativa con la volontà comune di relazionarsi con il S A C R O, un macro concetto difficilmente delimitabile e decifrabile con un unico linguaggio.
 
La parola “sacro” definisce una alterità, un essere diverso rispetto all’ordinario; definisce e nega al tempo stesso il profano. Proprio da qui partono le considerazioni di Marco Cordero che ha progettato una trama di un discorso armonico che si sviluppa tra le sale della galleria, accoglie e porta il visitatore a intraprendere un percorso di relazione con le opere in mostra.
Le riflessioni dell’artista inglobano auliche speculazioni filosofiche e tradizioni popolari che incontrandosi, mescolandosi e repellendosi consacrano e dissacrano tutto nello stesso tempo. All’ingresso della galleria l’opera Inchino si colloca come collegamento tra due spazi e impone alle persone di doversi abbassare per passare, inchinandosi appunto, come per entrare in un luogo sacro, intimo o per mostrare riverenza a personalità ritenute degne di stima. I libri di questa installazione risultano integri e incastrati nel muro come a formare un architrave, ma in un secondo momento ci si accorge che rivelano un’impronta, un segno, un taglio che porta con sé un gesto quasi sacrilego. La suggestione dell’opera nasce dalle storie de Le sottilissime astuzie di Bertoldo, astuto contadino veronese alla corte di re Alboino, di Giulio Cesare Croce. La storia narra che il re fece ribassare la porta di una stanza per costringere, per una volta, Bertoldo all'inchino; il contadino entrò nella stanza chino, ma, con un gesto irriverente, all’indietro.
Da racconti burleschi si passa ad esempio all’opera in marmo, libri e segni di matite colorate con la scritta “Isa mavt tat”, ovvero “Tat tvam asi” (inteso come “Questo sei tu”) al contrario proprio come se fosse pronta per essere stampata sul corpo di chi la guarda. La materia, il marmo in questo caso, corrosa dall’acido si ritrae lasciando visibile la scritta in rilievo che si lega alla più antica raccolta degli inni vedici dove il termine sanscrito compare per la prima volta e indica la trascendente e l’immanenza del soffio vitale.
 
Le opere sono tutte inedite e concepite per la mostra che diventa uno sguardo meravigliato e acuto sul senso della separazione tra sacro e profano.
 
In mostra due lavori di Francesca Gagliardi, la cui ricerca tocca da tempo le tematiche del sacro e del profano, che si relazionano con quelli di Cordero. Si ispirano all'opera lirica il Franco Cacciatore di Weber, che a sua volta si ispira ad una leggenda popolare trovata nel 1810 nel Gespensterbuch di Johann August Apel e Friedrich Laun, dove la natura è il cuore pulsante della vicenda e si interseca al soprannaturale tanto da diventarne un’unica cosa. Nella ricerca di Gagliardi gli oggetti normalmente bellici rappresentano la forza in equilibrio tra l’essere maschile e quello femminile, tra la terra e il cielo, tra la materia pesante e quella leggera. Troviamo simboli tipicamente femminili come rossetti e corone, composti di materia pesante quale il bronzo e fragili come il vetro, che subiscono un’alterazione e si trasformano in oggetti potenti che trascendono ogni preconcetto.
 
La mostra sarà visibile fino a sabato 29 ottobre.

 
Francesca Gagliardi
Sette proiettili
2016, piombo, vetro e ferro, specchio
cm 37,5x18,5x10