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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

Il superReale del Café Van Gogh.

E' correale, iperreale o è superReale?


Questa virtù dell’ Heimlich che sottentra nei luoghi di Fano e di Arles, e quindi nella poesia e nella pittura di Van Gogh, è una sorta di fatalità indistruttibile dell’Altro, è come l’irredentismo dell’oggetto, l’estraneità radicale, l’esotismo irriducibile da cui si potrebbe cogliere quella che Jean Baudrillard intende per “declinazione della volontà” e che rende di una evidenza perfetta ciò che, visto da una prospettiva d’insieme, manca al mondo, al senso che non ha frammenti, linee spezzate, forme segrete dell’Altro. L’immobilità dell’oggetto nel cuore della sua banalità che fa irruzione da tutte le parti, con la delicatezza patafisica che non vuole riflettersi, vuole essere colta direttamente, illuminata nel dettaglio, farsi oggetto stupefatto che capta l’obiettivo del poeta e del pittore, questo bagliore didonico di impotenza e stupefazione che manca completamente alla mondanità della lingua, della poesia, nazionale. “C’è del fotografico solo in ciò che è violentato, sorpreso, svelato, rivelato suo malgrado, in ciò che non avrebbe mai dovuto essere rappresentato perché non ha immagine né coscienza di se stesso”, dice Baudrillard (La trasparenza del male, trad.it. Sugarco edizioni, Milano:pagg.165-166). Questo  fotografico è l’irriducibilità che proviene da un altro luogo, la precessione di una determinazione illeggibile nell’evidenza perfetta del linguaggio,deittico ma, illeggibile, segreto, di una devoluzione sottile, energia surrettizia sottratta, rubata, sedotta, radicalmente esotica: a Fano e ad Arles?        !v.s.gaudio