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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

L'anatra di Mirella e la casella postale 73 │Aida Maria Zoppetti & V.S. Gaudio

  Distrazioni: idea numero 73
Aida Maria Zoppetti

Mirella, martedì, sta alla 25 per fare l'Anatra?
Io col numero 73 avevo la casella postale, per quanti lustri, una vita più o meno ed era così quella casella postale con le sbarre, un’inferriata, una griglia, come chi dice bastoncini alla griglia e va a farsi il Rorschach, un bicchierino di Rorschach, e una fetta di gate(au), spiegategli subito prima che si lambicchi al cancello, diglielo tu che Rorschach l’hai messo in lavatrice ed usi solo detersivo liquido, che passa attraverso i bastoncini e già ne avevo, zero, prima, ora le hanno anche cancellate, salvo quelle verticali e orizzontali, arriva a venticinque, che con le quarantatré dipinte fa sessantotto, tu pensa se fossero state sessantanove, come avremmo fatto a infilarci tra i bastoncini cancellati, però arrivati a venticinque, si può provare a infilare la mano nella mia casella postale 73, all’ombra d’infinite sbarre e il cavalcaferrovia, che c’è fuori; c’è l’ufficio postale, tu ci entri, con la chiave della casella postale, infili la chiave, infili la mano e c’è la mia amica dall’altro lato che ti dà la mano e tu senti: “ah, sei arrivato, come stai?”, e, prima che tu risponda: “oggi, non c’è un cazzo, puoi richiudere e vatti respirare un po’ d’aria al mare!”, esci e sali i gradini su per il cavalcaferrovia e te ne vai al mare, quando scendi, a destra, c’è un’altra griglia, e aria fresca ancora niente, quanto fa 4 x 8, quarantotto, gli fai, dai: 32 + 3 = 35 fra 35 giorni ritorni alla casella postale numero 73 e c’è che le sbarre traverse le hanno segate, e non chiudono la cinquina: 5 x 8 fa 40 + 3 + 23 + altre 2, cazzo manca sempre una per il 69 e una manciata di 5 idee per fare il numero 73, e su 68 quante sono state cancellate, una sola finora, nel post “Arbasino”, vedo che sopra lo stivale c’è un piede che calpesta Lugano, che invece compare in “Chou&Pomme” sulle copertine di Foscolo, Fante, Soriano, Hofmannsthal, Tabucchi, Papini, Jerome Klapka Jerome, Emilio Salgari, Weston, e nemmeno un Ghost Writer, perché non chiami V.S. Gaudio? Che, vuoi vedere, s’era nascosto nella casella 73, che lì non c’è, nemmeno tra le sbarre dell’inferriata, non si arriva che a 68, ed è martedì, Mirella, a vederla, quella sta alla 25, come l’anatra prosternata sulla sponda del letto, e risponde che le ha viste tutte, non si direbbe, anche perché: allora perciò l’abbiamo tenuta sveglia, e chi stava dietro di lei era dietro l’inferriata, ma di qua o di là, e a che cazzo gli serviva la chiave della casella postale 73 di Vuesse? E proprio quando l’infilza ed entra, messa così nella 25 dell’Anatra, non resisteva più, …terribile…a me è venuto…duro? …no, è venuto in mente il figlio, poverino, di Romy Schneider:  ossignùr, Enrica, appena passa lo psichiatra, fosse pure il padre di quello che di notte faceva il giornalista professionista e di giorno vendeva pesce ai sudamericani, ti avviso, eh?