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Il mondo non è banale? ░ Il linguaggio conveniente del Sublime Prefetto

¨ Sutta  (vedico: s ū tra; letteralmente: filo * ) del linguaggio conveniente del Sublime Prefetto ** Mia Nonna dello Zen così ha udito: una volta dimorava il Sublime Prefetto presso la Basilica di Sant’Antonio, nel codice catastale di Padua. E il Sublime così parlò: “Quattro caratteristiche, o mio bhikkh ū *** , dirigente dell’area del decreto di espulsione e dell’accoglienza e dirigente anche dell’area degli enti locali e delle cartelle esattoriali e dei fuochi d’artificio fatti come Buddho vuole ogni qualvolta che ad esempio si dica “cazzo di Buddha” o anche “alla madosca” o “gaudiosissimo pelo”, deve avere il linguaggio conveniente, non sconveniente, irreprensibile, incensurabile dagli intercettatori; quali quattro? Ecco, o mio dirigente che ha distrutto le macchie: un dirigente d’area parla proprio un linguaggio conveniente, non sconveniente, un linguaggio conforme alla Dottrina del Governo, non in contrasto con essa, un linguaggio gradevole, non sgradevole, un linguag

La Gru di Anaheim e la Domatrice di Leoni in Oklahoma


Blue Amorosi


La Gru di Anaheim
 e la Domatrice di Leoni in Oklahoma

Sono scappato di casa con il circo,
mi ero innamorato di Hollie Vise,
che ancora in Oklahoma fa la domatrice di leoni.
Una volta, dopo aver affamato i leoni e le tigri,
per più di un giorno e mezzo,
sono entrato nella gabbia e ho cominciato a picchiare
Bolt, Bomber e Blow.
Dopo di che Blow mi saltò addosso
e non mi percosse, né mi strappò l’anima,
tanto che entrando in queste regioni
ho incontrato l’ombra del mio oggetto a
che mi ha scosso e ha detto che adesso
ti farò vedere come apro una falla con
questa malizia verticale, impalata,
questo meridiano di donna appena dopo la controra
questa fessura, Hollie, o la presa che tira su
o è il buco che ti prende, “Dio, che stretta!”
questa incavatura del legno che c’è nel volo della gru

La Gru di Anaheim
















e ora che fa la domatrice di leoni
e la riga iniziale Nove non è come quella superiore
né la longitudine di Anaheim
che era quella di sette anni prima
può essere ancora percepita
come la luna quand’è quasi piena
e non è nemmeno più il lago con tutta la serenità
che sta nel segno
questo rallegrarsi che d’altro canto sta all’occidente
e come la bocca cammina allegra solo se è autunno
invece è l’incavatura del legno
che come il body elastico s’incolla nel movimento
delle gambe questa potenza verticale
pondus tassonomia di un’antica macchina da guerra
quel ralliforme ectomorfico oggetto gracile
che folgorava all’istante
dalla trave da cui chiamava gr
e da dove doveva essere afferrata grhya
è ancora un volo terrestre, forte e robusto,
è ancora e di più all’orizzonte prona
questa spaccata verticale posa meridiana alle 18 esatte
quando è freddo il cuore del mare[1]
in una definitiva fissità in cui lei
è la mia obbligata ospite, in cui la mia
fantasia si avventura sempre più di fronte
al verso che termina e quantunque mi sia
concesso è in questo modo che intendo
prestarmi al suo bagliore didonico
sospendendomi nel volo immobile
in questa grandissima virtù di un angolo a 180°
che sostiene il meridiano nella cavità che
o è alloro spinoso che rende ancor di più
assoluto il pertugio oppure questa morsa
essendo la celebrazione visiva di un nome
che senza contenere contiene già in superficie
la sacralità della morsa, o del vizio, che in ogni caso
è la ginnastica della migliore annata
come se la Benedetta Morsa, Holy Vice,
portata sulla scollatura delle gambe
che sta preparando il volo questa musica
dall’aria madida e calda che si infiltrava
dalla longitudine di Anaheim e adesso in Oklahoma
il volo della splendida gru di Vladivostok
che volava sullo stesso grado del sole
di chi sta spiegando il suo dio
ora lei che doma i leoni che io ho affamato
per più di un giorno e mezzo
sono entrato nella gabbia e ho cominciato
a picchiare Bolt, Bomber e Blow,
entrando in queste regioni in cui
è la didascalia del suo nome, e il suo nome,
la morsa del pertugio, Hole Vice,
è la didascalia della posizione da cui
la Stretta Benedetta Holy Vice è il punto
in cui la bisettrice è l’uccello
che volava a 180 gradi
una gru un uccello marino che getta i suoi richiami
ad occidente, all’ombra di due righe yin
in mezzo al lago, e Cenn che è il segno che sta
dentro è il segno del richiamo,
e Cenn è la Stretta Benedetta,
sulla trave che stringeva il meridiano alle 18
quando come dice Linneo sboccia la bella di notte
alla longitudine 117°50’ Ovest
e sulla cuspide dell’autunno pieno a Nord Ovest
Plutone fa da specchio nella linea chiara e assoluta
al fantasma indicibile e all’immagine indescrivibile[2]
in quell’estate piena ad Anaheim sulla trave
che verso l’est con la testa in avanti scorgeva
il poeta sulla zattera verso il prato e l’oceano
sdraiato sul lembo dove l’acqua torna sul fondo
e non ha più bisogno di afferrare la tibia sinistra
un po’ più sotto il gastrocnemio fino al buco
per rovesciare il tempo ancora piegato,
che passa tra osso e nervo peroniero,
tutto ancora e di più si verticalizza come
avveniva lì sopra la trave
vetro e vento, oceano e niente, sole e mani,
linea assoluta che allarga il mondo in mezzo
al cielo tutto in lungo una distesa che sale,
e canta che vedendo tutto ciò che si ostruisce
ciò va bucando, alloro spinoso che risale
dove anche il suono sta salendo per gradi
ad altezza d’occhio ora è un mesomorfo
morbido podice piegato all’ombra
che traccia il sentiero del volo
quella gru non è grigia, non è la grue
du gris né ha le col noir, né tranche le soleil
par le long de cette ligne qui entre droite sur les yeux
quella gru che era fatta di terra, e aveva γη e ουρανός
nel volo la forza della terra e nell’essere a terra
la verticalità del cielo, per questo aveva il vento
troppo largo che accarezzava il ventre e sudore e muso
tra aria e acqua avevano la tenerezza del legno

Dürka Tiskj

















la gru che era Dürka Tiskj nei limiti di una fuga infinita
che non varcava mai la frontiera, ora è questa felice ispezione
del morso che drizza la testa ad oriente
orlo di una cuspide che è l’ala del piacere, il piede
che ruota come un pianeta, asse verticale che
all’orizzonte allarga tanto il desiderio da farne
l’angolo piatto della stretta sacra, che nella
prospettiva di un giorno a perdita d’occhio
ha quella struttura indicibile e la vertigine della spaccata
in verticale di Hollie Vise ad Anaheim
sotto la trasparenza arancione da cui
non posso che a lungo ammirare tanta graziosa cavità
che in una domatrice di leoni
è come quando soffia il vento sulla superficie dell’oceano
e questo piede che accarezza ogni cosa, che canta
si fa richiamo quando viene l’alba
perché non volerà via ancora la Gru,
tra Saturno e Urano, come nel cosmogramma
della ginnasta[3] ha la stessa età allegra e calma
nel segno del volo e nella dimora a metà strada
tra il battello del padre e il battello del figlio
un po’ a sinistra e un po’ a destra
90°dal medio cielo ad Est e 90°dal fondo cielo
a Ovest, con l’andatura seria e definita che ha
il punto forte nelle spalle e raccoglie la grazia
a 3 gradi esatti dal solstizio,che essendo sempre
la fine del poema e avendo potuto essere
un capolavoro di puntualità è invece
il bagliore didonico della Gru, o della domatrice
di leoni che un po’ sopra dove il sole folgora tutto
nell’orbita dei suoi nomi e di traverso al giallo
nel buco sfregato dove trattiene la luce
la radice del cielo è visibile da lontano
questo angolo piatto che si allarga e si fa cerchio
attivo della visione, immagine della sacra stretta
sospensione ortogonale di Hollie Vise
quando passano la Lune noire et le Noeud lunaire
del 15 agosto 2003 al meridiano
di Anaheim a bucare il sole[4]
anche in Oklahoma sette anni dopo la luce s’allontana
e ha la polvere come se ci fosse tra ventre e natiche
un vento fermo un passo molto vicino all’occhio
tanto che smussa braccia e gambe e
la linea dello gnomone questa piegatura che
è un sentiero tracciato all’ombra un po’ sopra
il tramonto dove lungo il dorso della mano
ad altezza d’occhio sull’orizzonte c’è la groppa
che semplicemente vibra tra mani e dita e
risale a posarsi sulla pelle vicinissimo alla vista
là dove la linea dell’orizzonte va aprendosi
al podice ad occidente


[1]In un saggio sulla pittura di Piero Guccione, Mario Grasso, rilevando una sinestesia mercuriale nelle aure termiche dei quadri del pittore,fissa sul quadrante dell’orologio i quattro punti fissi e riferenti dei quarti:mare verticale=ore 12,00; cuore freddo del mare=ore 18,00; ombra sul mare=ore 9,00; luna nascente sul mare=ore 15,00: cfr. Mario Grasso, Azzurri, Meridiane dell’Es, in: M.G., La Danza delle Gru, Prova d’autore, Catania 1999:pp.37-46.
[2] Nella postura in cui la Gru sospende la traslazione sull’eclittica, sull’asse d’equilibrio, e Dürka Tiskj si fa oggetto radicale, e col bagliore didonico dei 16 gradi del sole sull’orizzonte, folgora lo sguardo del poeta, il punctum della Gru è dato dalla parte araba del patagonismo somatico (=Asc.+ Marte ­Plutone)che è esattamente a 180° dalla longitudine di Anaheim e dal Sole del poeta: Dürka Tiskj sospende sull’eclittica la traslazione del volo, questo apprestarsi al volar via verso est, indicato dal braccio e dalla mano destri, deissi drammaticamente immobile, nell’angolo piatto della verticale fatta dalle sue gambe e il punctum ƒ ha una distanza angolare di 180° dalla longitudine di Anaheim dove Dürka Tiskj sta facendosi Gru.
[3] Mario Grasso, in Concabala, Scheiwiller,Milano 1987,cfr. Canto XLIV:”Saturno segno-lutto porta a Urano/spinto da falsi venti ai falsi anelli/tra brine e fuochi il suo fermento strano/che influenza la vita negli uccelli/traccia le rotte,tesse tra le stelle/filando strisce nelle notti belle”, coglie in pieno questa sospensione del volo, che sta tra il partire e il morire, nella contrapposizione tra Saturno segno-lutto,pianeta dell’immobilità e dello stare, e Urano pianeta dei falsi venti,del moto e dell’andare, tra il sopravvivere e il remigare, c’è anche nella postura della Gru di Anaheim questa densità erotica che è tutta incoccata tra Saturno e Urano che,essendo i maestri del segno dell’Acquario,fanno vibrare l’Ascendente il 15 agosto 2003 alle 18:00,vera ora locale di Anaheim quando Dürka Tiskj ferma il tempo, e il volo,facendosi Gru nell’esercizio alla trave che, oltre a questo consegnarsi alla libido del poeta, le varrà una medaglia d’oro. E’ da questo Ascendente che scaturisce il punctum ƒ, di cui alla nota 2, che assolutizza la performance di H.V. facendola divenire l’oggetto irredento,fantasma irriducibile,che, con la ciclicità dell’analemma esponenziale, di tempo in tempo allieta, o turba, la libido del poeta. Un particolare inquietante: nel cosmogramma della ginnasta di Houston, Saturno e Urano sono in congiunzione nel segno del volo, il Sagittario, e in aspetto di opposizione, il giorno dopo il plenilunio del dicembre 1987, con la Luna: la ginnasta che sa farsi Gru !
[4] In questa virtù dell’Hortus deliciarum che è l’esercizio alla trave di H.V., la reversibilità tra freccia e ala,per il fatto che l’altezza susciti più che un’ascensione uno slancio,rende ancor più esplicita la correlazione tra balistica e trascendenza. L’eroe tiratore scelto che è il poeta si sostituisce alla donna Gru: si stabilisce così, in seno a un pensiero che è incline alla mistica,tutta una dialettica o se vogliamo uno scambio tra la freccia mediatrice e il raggio che è grazia. La freccia, la sagitta, che,come ricorda Gilbert Durand (cfr.Le strutture antropologiche dell’immaginario[1963],trad.it.Dedalo edizioni,Bari 1972:pp.128-132),è della stessa radice del verbo sagire, cioè percepire rapidamente, non è che la concretizzazione di un senso figurato.Tra sapere rapido e lampo, e la sublimazione della natura animale espressa dalla freccia come dalla doppia natura del centauro sagittario, la luce, lo splendore e la limpidezza accordati dai cabalisti al Sagittario, questa istantaneità folgorante con cui la Gru colpisce l’eroe tiratore scelto,essendo nel paradigma del lancio, dovrà appunto essere reciprocamente colpita dalla freccia aguzzata dall’adorazione del poeta,che tende l’arco con un tuffo mentale nel sentimento dell’unità e penetra nell’eterno della Benedetta Stretta come se tirasse a un bersaglio. La potenza di questo uccello(che in virtù di questa folgorante deissi di Anaheim va ormai contemplato,per la stessa staticità del lancio, come animale-simbolo del Sagittario)sembra che condensi anche tutta la mitologia aeronautica che si sviluppa nelle società industrializzate:H.V.,oltre che Sagittario con in più la congiunzione Saturno/Urano della Gru, è nata proprio nella città in cui il volo aeronautico è di radicale importanza essendo la sede del centro aerospaziale della Nasa e del Lyndon B.Johnson Space Center,in cui si svolgono studi e ricerche sull’astronautica e dove si effettuano i controlli sui voli spaziali.



[Queste note sono relative al testo di V.S.Gaudio,La Gru di Anaheim,©2005, a cui Blue Amorosi si connette in questa sorta di doppia Stimmung e, preso com'è dalla percussione apologetica della ginnastica della migliore annata dell'H.V. del 2010, tra gru e la Benedetta Stretta della trave di Anaheim, che risale al 2003, ripete lo stesso fallo del poeta rifacendo la connessione tra volo, uccello e centro aerospaziale della Nasa di Houston, quando in verità H.V. è sagitta e gru di Dallas]